
Le indagini sulla morte di Andrea Prospero, lo studente trovato senza vita a Perugia, hanno portato alla luce dettagli inquietanti. Una chat su Telegram, descritta come “particolarmente drammatica”, rivela come un diciottenne, ora agli arresti domiciliari, abbia incoraggiato e incentivato Prospero a togliersi la vita. Dalle analisi della Polizia Postale, emerge che il diciottenne non solo ha confortato Prospero nei suoi propositi suicidi, ma lo ha anche spronato nei momenti di esitazione. Invece di chiamare i soccorsi dopo aver saputo dell’assunzione dei farmaci, si è preoccupato di cancellare le tracce e non essere identificato.
Le chat rivelano messaggi agghiaccianti, come “Ammazzati e zitto. Senza fare scene” e “Prendile e non senti dolore. Con le droghe è più semplice e meglio. Mangia tutte e 7 le pasticche… E beviti una bottiglia di vino”. Inoltre, è emerso che il giovane avrebbe suggerito anche l’uso di una corda per compiere il gesto estremo, poi ritrovata nella stanza di Prospero. Abbiamo ascoltato il parere di Cristina Brasi, psicologa criminologa ed analista comportamentale.
Quali segnali dovrebbero notare genitori e amici per capire se un giovane è a rischio di suicidio?
«Dei segnali evidenti da monitorare sono il ritiro sociale e un’importante instabilità emotiva. Per quanto concerne l’instabilità emotiva possiamo ravvisare una tendenza a comportamenti marcatamente impulsivi, sentimenti di autosvalutazione accompagnati da disperazione, grande difficoltà nella gestione delle emozioni. Possiamo così riscontrare elevati livelli di rabbia o una tendenza al perfezionismo. All’atto pratico possiamo ravvisare delle difficoltà nei compiti decisionali, importanti al punto tale da inibire le capacità di problem-solving. Grande attenzione deve essere inoltre posta ai comportamenti autolesivi, all’utilizzo di alcol e di sostanze».
In che modo le chat online e i social media possono far sentire i giovani più soli o spingerli a pensare al suicidio?
«Le chat e i social media, negli ultimi decenni hanno fatto sì che, per i giovani, la realtà, per essere vera, debba necessariamente passare dal virtuale. Questa sovrapposizione di realtà ha fatto sì che fenomeni in precedenza contingentati a determinati luoghi, come il bullismo, siano ora un’onta universale, senza confini. La costante esposizione agli stimoli provenienti ai social media può inoltre influenzare la percezione di sé, l’autostima e la qualità delle relazioni sociali: la natura filtrata e idealizzata delle vite presentate sui social media può innescare confronti sociali dannosi e sensazioni di inadeguatezza, contribuendo a un senso di isolamento e di disperazione. Studi recenti hanno evidenziato una correlazione tra un uso eccessivo dei social media e sintomi depressivi, ansia e pensieri suicidari tra gli adolescenti. Seppur un più elevato tasso di suicidi in adolescenza non sia direttamente correlato a un uso massiccio dei social media, quest’ultimo, se accompagnato da una serie di fattori di rischio individuali quali disagio emotivo, esperienze traumatiche passate, disturbi dell’umore e scarsa rete di supporto sociale, può contribuire all’aumento dell’ideazione suicidaria»
Quali sono i modi migliori per prevenire il suicidio tra i giovani e aiutarli quando stanno male?
«I fattori protettivi per il rischio suicidario possono essere divisi in due aree, quelli individuali e quelli sociali. I primi interessano l’area personale e si possono sintetizzare nell’avere un’immagine positiva di sé, in adeguate strategie di coping e nel possedere forti ragioni per vivere. I secondi, invece, riguardano la presenza di un’efficace rete di supporto sociale, in particolare nello sviluppo di relazioni positive familiari, scolastiche ed extrascolastiche. Essere in possesso di un’efficace regolazione delle emozioni, di un’elevata flessibilità cognitiva e disporre di efficaci strategie di comunicazione per esprimere emozioni connesse ad eventi negativi, sono fattori di protezione fondamentali. È essenziale comprendere come gli affetti e la solidarietà siano la principale e più importante forma di prevenzione del suicidio. Avere relazioni di buona qualità, sperimentare la connessione sociale, trovare sostegno da parte di persone significative, sono elementi di particolare importanza nell’età adolescenziale. Il legame positivo con i genitori e l’ambiente scolastico è associato a livelli più bassi di ideazione suicidaria. Inoltre, l’espressione e la condivisione dei vissuti emotivi, il supporto e la vicinanza da parte del contesto sociale, hanno una forte funzione preservatrice»
Come possono i professionisti della salute mentale insegnare ai ragazzi a riconoscere i segnali di allerta e a trovare aiuto per i pensieri suicidi?
«Nell’assistenza sanitaria contemporanea, sia la comunità che i servizi ospedalieri di salute mentale, rappresentano vie di cura essenziali per le persone con ideazione e comportamento suicidario. Le raccomandazioni includono cinque aree cardine che dovrebbero essere integrate dalle Istituzioni Sanitarie Locali. L’accertamento mirato (storia familiare, suicidio precedente e/o tentativi, ideazione al suicidio, adozione di una guida per il colloquio con il paziente, malattie concomitanti, aspetti socio-culturali, abuso di sostanze psicotrope letali); i percorsi di cura (utilizzo della consulenza psicologica e psichiatrica, coinvolgimento di specialisti, famiglie e volontari, promozione di terapie personalizzate, dimissioni protette e collegamenti con servizi territoriali); i processi organizzativi (procedure specifiche basate su linee guida e supervisione dell’assistito), le caratteristiche strutturali (dispositivi di sicurezza che non consentano un uso improprio delle misure volte a limitare l’accesso a mezzi o ambienti potenzialmente letali); la formazione specifica del personale sia per la gestione dei pazienti che per le misure di sicurezza (formazione permanente e continua)».
Elisa Garfagna
giornalista